E’ uscito nei cinema l’ultimo film di
Paolo Virzì “Tutti i santi giorni”, un titolo che sa di antico e mi ricorda un’espressione
della mia bisnonna. E’ una storia d’amore dolce, delicata e profonda.
Il contesto in cui si sviluppano gli
eventi è quanto mai attuale.
Antonia e Guido sono una strana coppia:
mite, educato, colto e sistematico lui; irruenta, ribelle, discontinua lei.
Guido è di buonissima famiglia
toscana, ha le carte in regola per fare della sua passione di latinista esperto
in martiri protocristiani una carriera universitaria coi fiocchi, ma preferisce
il suo impiego di portiere notturno d’albergo e tutto il resto del tempo per
amare Antonia.
Antonia, che ha una bellissima
voce, canta in pub chiassosi e sembra aver trovato pace nell’anonima casetta di
periferia romana condivisa con Guido e perfino nel detestato lavoro di
autonoleggio, dopo una gioventù sregolata con ambizioni artistiche.
Ma l’attesa di un figlio che non
viene scombina l’armonia della coppia, che nonostante tutte le difficoltà, si
ama con semplicità e complicità tutti i santi giorni.
Tutto il resto fa da contorno ai
protagonisti, i vari personaggi e la città di Roma.
Le musiche sono bellissime, come pure
le citazioni colte. Belle anche le inquadrature della città di Roma.
Una commedia da vedere, carica di
emozioni, inedita, controcorrente, sottilmente ironica, tratta dal romanzo di
Simone Lenzi “La generazione”.
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